Perché non impariamo dagli errori degli altri

Una domanda mi tormenta da un po’: perché non impariamo dagli errori degli altri? O in altre parole, perché pochissime persone sono in grado di far leva sulle esperienze altrui mentre la gran parte di noi, anche quando ha davanti agli occhi i risultati di una pessima decisione, cade nello stesso errore?

L’occasione per questa riflessione viene dai recenti fatti legati alla diffusione del coronavirus.

L’Italia ha aspettato poco, ma ha comunque aspettato prima di decidere il lock-down di tutto il Paese, quando la Cina aveva già dimostrato come la misura fosse l’unica in grado di contrastare il contagio.

Per non parlare dei Paesi Europei, che hanno in qualche caso deriso le “iniziative eccessive” dell’Italia, salvo poi correre a chiudere la stalla quando i buoi erano già scappati.

Quello che abbiamo visto su larga scala succede anche a livello individuale.

Alzi la mano chi, di fronte ad un amico in una situazione perniciosa, non ha pensato “a me non potrebbe mai succedere” salvo qualche mese o anno dopo ritrovarsi esattamente nella stessa condizione?

Ma perché succede?

A differenza della memoria muscolare, cioè la capacità dei nostri muscoli di ricordare, anche a distanza di molto tempo un certo movimento – ecco perché una volta imparato a nuotare o andare in bicicletta non ce ne dimentichiamo più – non possiamo incamerare nella nostra memoria emotiva le sensazioni legate ad una certa esperienza, se non l’abbiamo vissuta in prima persona. Siamo tanti San Tommaso, finché non ci scottiamo pensiamo di essere in grado di gestire la circostanza in modo diverso, intendendo per diverso migliore.

Quando qualcuno ci dà un buon consiglio, oppure ci racconta che cosa ha appreso dalla situazione in cui è stato messo alla prova, noi sentiamo la storia con la parte logica e razionale ma non riusciamo a coglierne le sfumature emotive.

Quindi, quando abbiamo visto le immagini della città di Wuhan, deserta e spettrale, il nostro cervello non ha colto la sensazione di paura per la propria incolumità, il timore per i propri cari, il senso di incertezza verso il futuro..

Chi riesce ad immedesimarsi nelle sofferenze di un altro essere umano, a provare empatia per la condizione umana, è facilitato ad apprendere dagli errori altrui e forse, forse ne può evitare qualcuno.

Ma allora usiamola questa empatia!

Claudia Cerna

Dal 2006 opera con CEO, Direttori, individui e team per aziende italiane e internazionali nell’area del cambiamento individuale e organizzativo, trasformazione, abilità interpersonali, intelligenza emotiva, sviluppo di competenze di leadership e change management. Claudia ha completato il suo training di facilitazione e coaching con il Teleos Leadership Institute, Philadelphia (PA) ed è certificata come Professional Certified Coach dalla International Coach Federation (ICF). Ha studiato l’intelligenza emotiva, la leadership risonante, le costellazioni sistemiche. La sua energia, entusiasmo e professionalità creano un ambiente nel quale gli Executive e i Leader si sentono liberi di sperimentare nuovi comportamenti e sono facilitati nel cambiamento.